Sempre più spesso si sente parlare di un attacco di panico, nei film, nei documentari al punto da entrare nel nostro gergo quotidiano ma...cos'è un attacco di panico?
Per capire meglio cosa sia, possiamo partire dal nome, Panico, che deriva dalla mitologia Greca, precisamente dal dio Pan, metà uomo e metà caprone, che appariva improvvisamente sulla strada dei passanti, causando un terrore improvviso che diminuiva velocemente. Le vittime rimanevano folgorate, e non riuscivano a capire cosa fosse accaduto. dal nome possiamo.
Oggi definiamo l'attacco di panico come una improvvisa e intensa paura in assenza di uno stimolo reale, che viene accompagnata da sintomi somatici, dovuti all'attivazione del sistema simpatico, e da sintomi cognitivi, come la paura di perdere il controllo o di impazzire. Hanno una durata limitata ma raggiungono l'apice molto rapidamente.
Nello specifico i sintomi più comuni che coinvolgono il corpo sono capogiri, sensazione di stordimento, difficoltà respiratoria, aumento della sudorazione, tachicardia, nausea e tremore.
Mentre invece le sensazioni più comuni che possono essere presenti sono quella di perdere il controllo, di impazzire, paura o convinzione di stare per morire e crisi di pianto.
Inoltre, chi ha un attacco di panico, spesso vuole fuggire dal luogo in cui sta, e il carattere così imprevedibile e violento spesso porta le persone a sentirsi particolarmente deboli e vulnerabili.
Il motivo neurofisiologico per il quale si manifesta una paura così intesa risiede nella sovrastimolazione del sistema limbico, e quindi dell'amigdala, da parte della corteccia prefontale, che solitamente funge da "classificatore" di pericolosità di un evento.
Quando questo sistema funziona in modo corretto, ci aiuta ad affrontare al meglio possibile particolari eventi stressanti o paurosi; nel caso in cui, ci fosse un interpretazione erroneamente catrastrofica di sensazioni fisiche o mentali, allora possono manifestarsi gli attacchi di panico.
Anche se vivere una paura così intensa può sembrare di per se spaventoso, il problema principale degli attacchi di panico è la loro somma, quando cioè si inizia ad avere paura della paura. Quando infatti la persona non riconosce adeguatamente i segni dell'attivazione fisiologica della paura ma li interpreta come una gravissima minaccia interna alla propria salute fisica o mentale, entra in un loop di autorinforzo negativo chiamato modello del circolo vizioso del Panico (Clark, 1986):
“un evento X genera un livello di paura che, non riconosciuta come tale, attiva sensazioni somatiche che vengono percepite come catastrofiche e quindi provocano un ulteriore paura fino al punto di un attacco di panico.”
Non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo, attraverso i nostri pensieri (Beck, 2013). Da questo circolo, non è facile riuscire ad uscirne, ma non è impossibile. Alcune tecniche che permettono di ridurre gli attacchi di panico sono:
§ Prestare attenzione a ciò che si prova, anche al livello delle sensazioni corporee, in un determinato momento.
§ Identificare quali sono i pensieri relativi all’emozione, il proprio dialogo interno.
§ Esercitarsi a mettere in dubbio i pensieri e le convinzioni disfunzionali.
§ Sostituire i pensieri e le convinzioni disfunzionali con pensieri più vicini alla realtà e più utili per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Una persona può provare ad intervenire in molti modi, anche attraverso tecniche di rilassamento o focalizzarsi maggiormente sulle proprie sensazioni corporee dopo essersi informato adeguatamente, ma la via di maggiore successo è senza dubbio quella di iniziare un percorso psicologico che permetta di affrontare le difficoltà che si incontrano.
Di altro parleremo la prossima volta, un saluto.
Riferimenti.
Beck, J.S. (2013) La terpia cognitivo-comportamentale. Casa Editrice Astrolabio
Attacchi di panico. - www.msdmanuals.com
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