"Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla."
Alessandro Baricco
La frase di Alessandro Baricco penso che sia un ottimo spunto per parlare di stress. Tutti quanti utilizziamo questa parola più volte nel corso della nostre giornate e basti pensare come, a seguito degli avvenimenti del Covid-19, l'OMS si è preoccupata subito di gestire lo stress.
Ma prima di tutto, cos’è lo stress?
La parola stessa stress ha un'origine particolare e rappresenta un cosiddetto etimo di ritorno. Proviene dall'inglese nel quale significa sforzo ed ha lo stesso etimo dell'italiano strizzare, ma deriva, attraverso il francese antico, dal latino districtia, ovvero oppressione. Insomma, non è proprio semplice trovare la sua origine e solo negli ultimi anni abbiamo iniziato ad usare questa parola rivolgendoci a noi stessi...Basti pensare che negli anni 50 il termine descriveva la pressione sui ponti per verificarne la resistenza e funzionava in questo modo:
una volta completato il ponte si doveva capire se questo poteva veramente reggere il carico di peso previsto. Per questo motivo caricavano sopra al ponte quanti più camion potevano esser messi e dopo poco li spostavano. Se il ponte rimaneva in piedi allora aveva superato la prova di stress.
Questa situazione di carico, se rapportata al noi, sembra più semplice da capire. Se infatti immaginiamo i nostri pensieri come dei camion che affollano la nostra mente, quanti più camion ci sono, più ci sentiremo pressati.
C'è da dire inoltre che la nostra pressione, così come quella del ponte, nasce da un processo di adattamento:
- se una situazione risulta complessa rispetto alle risorse che abbiamo, dovremo in qualche modo "caricarci" per riuscire ad affrontare quella situazione e superarla. In questo caso parliamo di eustress, ovvero quello stress buono che ci permette di affrontare ciò che è più complicato.
- se invece il nostro livello di pressione non diminuisce a causa di molti problemi o causa dell'impossibilità di trovare un modo per scaricarli, allora il carico inizia a diventare eccessivo. In questo caso parleremo di distress che possiamo definire stress negativo e che a lungo andare può condurre a delle reazioni patologiche.
E cosa c'entra l'avere una buona storia da raccontare e la frase di Baricco?
Perché in questi casi un foglio e una penna possono venire in nostro aiuto. È dimostrato in diversi studi come scrivere aiuti a fare chiarezza in noi. Tradurre i pensieri in parole richiede un processo di elaborazione che aiuta a razionalizzarli.
James Pennebaker ci parla della scrittura espressiva, una tecnica che consiste nell’impiegare da 15 a 20 minuti al giorno per 3 o 4 giorni scrivendo a proposito di un’esperienza traumatica. Il presupposto è che scrivendo più volte di un evento si possa realizzare un graduale cambio di prospettiva riuscendo a raggiungere un maggiore distacco dal problema stesso. Avere la possibilità di ripensare e riscrivere la propria storia contribuisce a definire una linea temporale e ad esaminare i possibili motivi ed effetti dell’evento.
Quindi, per riuscire a superare "carichi troppo pesanti" quello della scrittura espressiva può essere un buon metodo. Ovviamente riuscire ad elaborare ciò che accade delle volte può essere molto difficile e ci vuole l'aiuto un professionista che vi possa indirizzare meglio. Ricordatevi che in terapia non ci va chi ha dei problemi, quelli li hanno tutti. In terapia ci va chi vuole risolverli. Quindi se volete avere maggiore informazioni contattate o mandate un messaggio.
Di altro ne parleremo la prossima volta, a presto.
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