“Bring something incomprehensible into the world!”
Deleuze
Chi è una persona che va da uno psicologo?
Quando dico che sono uno psicologo spesso sento dire che incontra uno psicologo è “un matto”. Sorrido sempre quando sento quando sento quest’etichetta; io non li ho mai visti i matti e sarei curioso di vederne uno.
Chi incontra uno psicologo è spesso una persona come altre, ma che ha un problema, (emotivo, relazionale, comportamentale) sul quale si è già interrogato ma che da solo non riesce più ad affrontare, che non sa come posizionarsi rispetto ad esso, al punto da sentire una "frustrazione” nel proprio percorso di vita. Ed è così che l’individuo, assoggettato dal problema può avere bisogno di un aiuto di un professionista per indagare meglio la propria storia.
Come poter rendere visibile prima e poi duttile il problema in questione?
La capacità di riconoscere la difficoltà e i diversi punti di vista permette di assumere che non esiste un comportamento sbagliato fin dall’inizio, ma che forse non è più funzionale alla persona che lo sta vivendo. Lo psicologo è la persona che, insieme a chi ha di fronte, rintraccia quella piega che non permette di sbrogliare la matassa e, proprio capendo meglio questa, lavora tra la problematica e la relazione offrendo la possibilità di lavorare sulla consapevolezza di nuove norme, e quindi una capacità stessa di ri-leggere sé stessi e la propria storia.
Lavorando in quest’attribuzione di un nuovo senso, il processo potrebbe offrire il superamento della situazione critica e una nuova capacità di adattamento autoconsapevole, maneggiabile e ricorsivo nel tempo per portare qualcosa di “incomprensibile” (e quindi nuovo) nel mondo.
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